Incipit
« Emma Woodhouse, bella, intelligente e ricca, con una casa confortevole e un carattere allegro, sembrava riunire in sé il meglio che la vita può offrire, e aveva quasi raggiunto i ventun anni senza subire alcun dolore o grave dispiacere. »
« Emma Woodhouse, handsome, clever, and rich, with a comfortable home and happy disposition, seemed to unite some of the best blessings of existence; and had lived nearly twenty-one years in the world with very little to distress or vex her. »
Fin dall’incipit di questo romanzo si può notare come Emma sia molto diverso dai precedent lavori della Austen.
Prima di scrivere Emma, Jane Austen disse “I am going to take a heroine whom no-one but myself will much like" (James Edward Austen-Leigh'sMemoir of Jane Austen, p. 158). Molti ritengono che fosse una sorta di battuta autoironica di Jane Austen, perchè in effetti sia il personaggio che la storia stessa sono semplicemente brillanti. In parte romanzo rosa, in parte commedia e in parte dramma, in questo libro ci sono elementi sufficienti per piacere a tutti. Emma Woodhouse è “bella, intelligente, ricca”, l’unica fra le eroine austeniane a possedere tutti questi pregi, ma anche viziata e un po’ snob. Dovrebbe quindi, risultare antipatica, anche perché del tutto priva di quelle doti di buon senso, equilibrio e misura che avevano invece caratterizzato le eroine dei romanzi precedenti. Eppure, malgrado i difetti che la caratterizzano e gli errori che le vengono attribuiti il personaggio è costruito in modo tale da catturare subito la simpatia dei lettori, che tendono a scusarla e parteggiare per lei in modo del tutto irragionevole, il tutto grazie ad abili strategie narrative tipiche di Jane Austen, nella quali sotto la superficie tradizionale della scrittura è presente un piano ironico e parodico nel quale vengono smentiti molti dei principi dalla morale del tempo.
Stesura
Jane Austen scrisse il romanzo nel periodo compreso tra il 21 Gennaio 1814 e il 29 Marzo 1815 (39 anni) e fu pubblicato nel 1816 (più precisamente alla fine del 1815, ma il frontespizio della prima edizione reca la data del 1816) da John Murray. Emma fu l’ultimo romanzo che Jane Austen vide pubblicato prima di morire e la prima edizione era composta da 2000 copie, ma essa non vendette molto, così la seconda edizione non venne pubblicata prima del 1833.
Nonostante lei pubblicasse le sue opere sotto anonimato era conosciuta come autrice tra i critici e gli amanti della letteratura. Uno dei suoi ammiratori era sua maestà il Principe Reggente che, attraverso il suo bibliotecario, la invitò a dedicargli uno dei suoi lavori e lei obbedì all’ordine reale dedicando al reggente proprio Emma, ma la sua riluttanza a fare ciò è evidente nelle parole usate nella dedica. “to his Royal Highness The Price Regent, this work is, by his Royal Highness permission, most respectfully dedicated, by His Royal Highness’s dutiful and obedient humble servant, the author ”.
Analisi del romanzo
Emma è sostanzialmente la storia dell’educazione di una giovane ereditiera che, affermando di non essere incline a sposarsi lei stessa si diverte a combinare matrimoni tra parenti e conoscenti. Così impiega la sua vivace immaginazione (ce le fa vedere spesso la realtà diversa da quella che è), soddisfa la sua presunzione (controllando il destino degli altri) e appaga il suo narcisismo (attribuendosi il merito della felicità altrui). Ma grazie anche all’insegnamento impartitole da mr. Knightley, un ricco e saggio possidente amico di famiglia, l’unico a non viziare Emma e ad esprimerle chiaramente le proprie critiche, la ragazza si ravvede, e alla fine si avvede di essere amata dal signor Knightley che poi deciderà di sposare. Il romanzo ricorda il genere di romanzo molto frequente nel Settecento, denominato "Quixotic Novel", in cui il personaggio principale, molto spesso una giovane donna, ha una visione di ciò che la circonda che non corrisponde in pieno alla realtà e viene solitamente redenta dall'eroe maschile. Questo genere letterario prende il nome dal romanzo "The Female Quixote" della scrittrice Charlotte Ramsay Lennox. Per indicare il genere letterario di questo romanzo si parla spesso anche di “comedia degli equivoci”. Il testo infatti è incentrato sul fraintendimento, sulla ricezione disturbata della comunicazione, che porta il soggetto a equivocare e a commettere errori di valutazione. La rilevanza e l’abilità dell’autrice di usare questo procedimento, si possono cogliere meglio a una seconda lettura del testo, nella quale si riescono a cogliere meglio le sfumature e gli indizi di cui la storia è disseminata e questa consapevolezza nulla toglie al piacere della lettura anzi tiene alto l’interesse di chi, addentrandosi nel labirintico testo austeniano, si fa sempre più curioso di scoprire quando e come i personaggi si accorgeranno dei propri errori. Il principale soggetto che cade in errore è Emma (è lei che crede che mr. Elton sia innamorato di Harriet, in sguito crede Frank Churchill sia infatuato di lei, alla fine immagina che anche Knightley sia innamorato di Harriet). Ma Emma non è l’unica ad equivocare, nel mondo di Higbnury tutti i rapporti si basano su fraintendimenti: Knightley crede che Emma ami Churcill come anche i Weston, mentre prativamente tutti equivocano il rapporto fra Churcill e Jane Fairfax. Quindi se all’inizio il lettore potrebbe pensare che il romanzo come i Famale Quixote sia focalizzato sull’apprendistato della protagonista, si dovrà ricredere vedendo che l’autrice ha creato un testo in cui la realtà nella sua interezza è illogica e contraddittoria.
Tuttavia tutto ruota intorno alla protagonista, come suggerisce anche il titolo che è l’unico dei romanzi di jane Austen a coincidere con il nome della protagonista. Emma si staglia solitaria nel campo visivo ed emotivo, ed è proprio questa una della caratteristiche dell’eronia: la solitudine. I riferimenti alla sua solitudine sono espliciti, senza madre, con l’unica sorella lontana privata della compagnia della signorina Taylor, Emma soffre per la mancanza di un’amica. La sua solitudine è anche dovuta al fatto che non riesce a comunicare con le persone a lei vicine: l’unico dialogo che ha con il padre ipocondriaco è incentrato sui tentativi di rassicurarlo dalle sue paure e persuadere dalle sue convinzioni; il dialogo con la signorina Weston troppo affezionata a lei per essere un interlocutrice obiettiva; mentre il dialogo con Harriet è basato su una differenza di ceto e di età che rende la seconda completamente succube della prima.
Alla fine i difetti di Emma, anche se messi continuamente in evidenza dal testo, non risultano particolarmente gravi: è vero, non è particolarmente colta, è stata educata da un padre accondiscendente e da una governante più amica che istitutrice, ha una opinione di se troppo alta e tende a interpretare la realtà secondo i propri desideri, cosicchè, se prendiamo le norme indicate nei popolari “conduct-books” tanto popolari nel XVIII secolo e destinati a educare le ragazze di buona famiglia, Emma è da considerarsi una anti-eroina. Ma chiaramente l’autrice si sta beffando di quelle regole di comportamento perché la sua protagonista è dotata di qualità che annullano i difetti : è bella, intelligente, ha buon cuore e soprattutto è “libera” ed esprime con immediatezza quello che sente. Emma non riconosce un principio di autorità maschile, non vuole fare l’allieva di mr. Knightley, il ruolo che la storia sembrerebbe assegnarle, e a lui espone le sue teorie poco lusinghiere sugli uomini: “ e fino a che non sia provato che gli uomini sono molto più filosofici, quanto a bellezza, di quel che generalmente si creda, fino a che non si innamorino di menti piene di cultura anziché di leggiadri faccini, una ragazza graziosa come Harriet ha la certezza di essere ammirata e desiderata, di avere la possibilità di scegliere fra molti, e conseguentemente può pretendere di fare la schizzinosa”.
Emma ci piace proprio perché non è perfetta, e ben lo sapeva l’autrice che fa dire allo stesso Knightley che Emma va bene così com’è, Emma è “perfetta pur con tutti i suoi difetti” (faultless in spite of all her faults).
Il momento finale della storia, che dovrebbe consistere nel momento in cui la protagonista riconosce i propri errori, vede in realtà il trionfo di Emma, che ottiene esattamente quello che voleva, cioè continuare ad essere la prima signora di Higbury. Questo trionfo è reso possibile dal matrimonio con Knightley, ma tuttavia, pur ponendo al centro della narrazione quel topos letterario per definizione che è il matrimonio, non si può dire che questo romanzo racconti la storia d’amore della protagonista, come avverrà invece nel romanzo scritto appena qualche mese dopo che è “Persuasione”. Emma si sposa soprattutto per mantenere il suo prestigio, e infatti solo quando teme che Harriet sposando Knightley possa diventare signora di Donwell, e dunque superiore a lei, pensa per la prima volta all’unione con l’aristocratico proprietario: “il signor Knightley non poteva sposare altri se non lei!”. Anche dopo la dichiarazione di Knightley le reazioni della protagonista non hanno le caratteristiche della passione amorosa. Alla fine della storia Emma non è affatto cambiata, visto che mantiene i suoi pregi e i suoi difetti, compreso quel tanto di narcisismo che le era sempre appartenuto. Paradossalmente, con un geniale rovesciamento dei ruoli, è Knightley che agisce d’impulso, mosso dalla passione e dal desiderio, Knightley che “era tornato a cavallo sotto la pioggia […] per calmarla e consolarla se gliene avesse dato l’opportunità. Il resto era stato un prodotto del momento, l’effetto immediato, sui suoi sentimenti, di quel che aveva udito”.
Tuttavia a ben vedere il tema della passione amorosa non è affatto assente, anche se è significativamente riservato alla coppia secondaria dell’intreccio, formata da Jane Fairfax e Frank Churchill. Se a Emma viene data un’ottima sistemazione, affetto e status sociale, a Jane, ritratta come più profonda, più generosa, oggettivamente migliore, viene dato il vero amore. Il rapporto d’amore fra la bellissima, ma povera, Jane e l’erede della prestigiosa famiglia di Ascombe contraddice ogni convenzione e prassi, e nega quella staticità sociale, che sembrava regnare nell’universo di Highbury. Con questa, che può essere considerata una storia nella storia, Emma, pur trattando l’argomento con qualche cautela, si avvicina al romanzo che seguirà, Persuasione, dove finalmente, senza dover più ricorrere al registro ironico, il solo valore affermato sarà quello del cuore che contraddice e vince quella del buon senso e dell’opportuntà.
Ornella De Zordo, introduzione all’edizione Newton Compton del romanzo.
Testo completo del romanzo in lingua originale e con illustrazioni d’epoca: http://www.mollands.net/etexts/emma/index.html
Portale “Emma”: tutto, ma proprio tutto, quello che c’è da sapere sul romanzo e i riadattamenti cinematografici, tra articoli frivoli e scritti accademici http://www.strangegirl.com/emma/
Edizioni italiane in commercio: Emma. Edizioni Barbera, collana I nuovi classici. (prezzo copertina 12€). Emma. Rusconi Editore, collana I grandi classici (prezzo di copertina 8,90€)
Emma.
Edizioni BUR, Biblioteca univ. Rizzoli, collana i classici (prezzo copertina 8,90€)
Emma. Garzanti libri, collana I grandi libri (prezzo di copertina 9€, disponibile in formato e-book al prezzo di 2,99€)
Emma. Edizioni Mondadori, collana Oscar classici (prezzo di copertina 10€ disponibile in e-book al prezzo di 2,99€)
Emma. Edizioni Newton Compton, collana grandi tascabili economici (prezzo di copertina 6€, disponibile in e-book a prezzo di 1,49€).
a cura di
Chiara Giudice